"Pray" dei Lycia (1995): un sussurro oscuro nell’etere๐
"Pray" dei Lycia (1995)๐ค: un sussurro oscuro nell’etere๐ฆ๐ธ
Everyday I pray for you
Every day I pray
Every night I think about...
Every day I pray
I pray... for better things to come
๐ Introduzione al gruppo – Chi sono i Lycia
I Lycia sono una delle band piรน significative della scena darkwave e ethereal wave americana. Formatisi a fine anni ’80 in Arizona attorno alla figura di Mike VanPortfleet, hanno creato nel tempo un suono unico: una miscela di riverberi ipnotici, voci sussurrate, atmosfere glaciali e malinconiche, immerse in un paesaggio sonoro che oscilla tra il sogno e l’oscuritร .
Il loro stile รจ spesso associato a etichette come Projekt Records, sinonimo di musica eterea e gotica d’autore. I Lycia non sono solo un gruppo: sono un’esperienza emotiva e sensoriale, un viaggio nella parte piรน vulnerabile e profonda dell’anima.
๐ถ La canzone "Pray" – Una discesa delicata
Pray, pubblicata nel 1995 all’interno dell’album "The Burning Circle and Then Dust", rappresenta un momento di introspezione profonda, in cui ogni nota sembra galleggiare nel vuoto. Le chitarre trattate con delay, la voce sospirata di VanPortfleet, quasi un lamento, e i sintetizzatori sottili e dilatati si fondono in una sorta di preghiera silenziosa.
Il testo รจ essenziale, scarno, ma proprio per questo potente. Il brano sembra parlare di rassegnazione, dolore trattenuto, desiderio di redenzione o forse solo di silenzio. ร una preghiera sussurrata nel buio, senza certezza che qualcuno stia ascoltando.
๐ค Atmosfere e significati
Ascoltare Pray รจ come camminare in una stanza vuota piena di echi, o attraversare un paesaggio innevato dove ogni suono รจ ovattato. Il pezzo trasmette un senso di vuoto spirituale e bellezza decadente, tipico della darkwave piรน raffinata. Non รจ un brano da ascoltare distrattamente: richiede abbandono e silenzio.
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Pray รจ uno di quei brani che, pur non alzando mai la voce, restano impressi come una cicatrice lieve ma indelebile. I Lycia, con la loro musica, ci invitano a fermarci, ad ascoltare l’eco del nostro stesso respiro, e forse a pregare, non per fede, ma per sopravvivere al vuoto.
"Pray", 1995
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